Mutilazioni genitali sulle figlie: il retaggio culturale non può giustificare la madre

Inutile anche il riferimento difensivo alla scarsa integrazione e al basso livello di scolarizzazione della donna, originaria dell’Egitto

Mutilazioni genitali sulle figlie: il retaggio culturale non può giustificare la madre

La scarsa integrazione in Italia, il basso livello di istruzione e il profondo retaggio culturale non possono giustificare né rendere meno grave il comportamento di una madre – una donna originaria dell’Egitto – che ha sottoposto le figlie a tremende mutilazioni genitali. Definitiva, quindi, la condanna per la donna, che, come detto, si è difesa proprio sostenendo l’ignoranza inevitabile, da parte sua, della legge. A sostegno di questa tesi ella ha portato diversi elementi: la breve permanenza in Italia; la connessa scarsa integrazione, anche a causa della mancanza di un adeguato livello culturale; infine, il consolidatissimo retaggio culturale, poiché in Egitto certe pratiche sono risalenti nel tempo e diffusissime. Questi dettagli però non sono decisivi, secondo i giudici. In particolare, prendendo in esame il riferimento alla tradizione egiziana, viene chiarito che eventuali giustificazioni, fondate sulla cultura del Paese di origine sulla diversa concezione dei rapporti di famiglia, non possono reggere, in quanto la difesa delle proprie tradizioni è secondaria rispetto alla tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

(Cass. civ., sent. n. 37422/2021)

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